Read Red Road al Salone internazionale del Libro di Torino

Una settimana a Torino, cinque giorni al Salone, uno stand, una presentazione, tanti autori, moltissimi amici e un diario giornaliero per un’avventura densa ed emozionante.
La partenza
Che ti aspetti dal Salone?, ha chiesto ieri Maria Elena.

Allo sguardo perplesso della libraia editrice ha aggiunto, accorata, no, non mi dire niente che non ci credo.

E la libraia ci ha pensato un attimo e ha detto, confusa e felice com’è in questi giorni, non lo so, davvero. Non mi aspetto nulla e mi aspetto tutto. Perché così – per me – è tantissimo. Perché così non mi sembra ancora vero. Perché andare ed esserci è più di quanto potessi osare immaginare vite fa.

E oggi cammina a due passi da terra, con un libro nuovo in mano, un pallet in viaggio verso Torino e una lista di amici che non vede l’ora di riabbracciare.

Nel mentre, un sogno si avvera in una quotidianità bellissima e faticosa.

Nel durante, quelle promesse, quei titoli, quei claim che diventano concreti.

Se leggi fai strada. Finché un giorno. Il read, il red e il road fusi nell’allestimento dello stand.

La fila di cose messe insieme a cui, per queste ore di treno, cercherà di non pensare.

Scrivi, le ha detto R.

Racconta tutto, le ha scritto M.

Fai post, ha chiesto G.

Descrivi.

Narra.

Per ora può dire che ha preso il caffè in un posto sognato e creato, che ha un nuovo libro da accompagnare in viaggio e che se, per un attimo, guarda indietro, realizza che, come la pubblicazione di Finché un giorno fu il passo (o la partenza) verso un’idea consapevole di libreria, questa settimana di Salone afferma un’idea consapevole di casa editrice: dove come e perché, lo dirà il tempo.

Dello Spaccacuori, vi racconteremo venerdì.

Di questo testo nato a Natale, della nuova indagine di Pietro Abbà, di un romanzo che amiamo in modo speciale come sempre quando un autore ci sceglie per la seconda volta.

La copertina è di Manuel Fazzini, che ha bussato alla nostra porta al momento giusto e che ha reso ancora più prezioso questo progetto.


Giorno uno
La prima sera a Torino è il cinguettio degli uccelli, del verde degli alberi altissimi, dei palazzi che sanno di un’altra epoca, di una tranquillità che percepisci netta se arrivi da Roma.

Di un silenzio che sembra irreale ma è vero.

La prima sera a Torino è la gita a Superga, il Toro, la Fontana dei dodici mesi, il gran bar. È un andare nei luoghi di Pietro e Bianca e trovare le pagine dello Spaccacuori.

La prima sera a Torino è l’accoglienza di una famiglia che ti fa sentire a casa.

È l’antipasto torinese, il risotto agli asparagi, i dolci che sono mignon per davvero, lo sguardo sui libri e le letture comuni, la scoperta di vite passate, i viaggi e l’organizzazione dei prossimi giorni.

La prima sera a Torino è una deviazione per vedere un giardino verticale.

La prima sera a Torino è realizzare di non aver scattato neanche una foto, talmente frastornati e concentrati ad assaporare ogni cosa con gli occhi spalancati.

La prima sera a Torino è un condensato di quello che saranno i prossimi giorni: incontri, prime volte, novità e tanta tanta bellezza.

Tra qualche ora saremo in Fiera e dalle 10 troverete Laura ad accogliervi in libreria.

Il resto ve lo racconteremo pian piano.


Giorno due
La seconda giornata a Torino è un abbraccio lunghissimo: quello di voi che fate il tifo per noi.

Di voi che ci messaggiate e scrivete.

Di voi che passate a prendere lo Spaccacuori in anteprima assoluta.

Di voi che ci siete.

In tanti.

La seconda giornata è l’attesa di un pallet che non arriva, di una scatola che si perde, di rumori di un cantiere affrettato, di persone che vanno su e giù con libri e pacchi in mano.

Sono i chilometri tra un padiglione e l’altro, il caldo fuori e il fresco dentro, i primi incontri tra editori e librai, la solidarietà tra gli stand, la ricerca dell’unico bar aperto. Nel mezzo, la scoperta di allestimenti bellissimi, la nota degli editori da visitare, la tentazione di fermarsi a sfogliare un albo o a prendere un libro (che in fondo editori o librai, siamo e restiamo lettori).

La seconda giornata a Torino sono nomi e volti: Ale, Betta, Flavia, Giorgia e Lucilla che ci faranno compagnia a Torino, mentre Laura e Pamela si alternano a Roma per non lasciarvi troppo soli.

La seconda giornata è una cena con orari del sud, con un vino del nord, in una delle piazze più belle di questa città.

È un temporale improvviso, la stanchezza che litiga con l’adrenalina e il pensiero che siano già passati due giorni, ma che il Salone, quello vero, inizierà soltanto tra poche ore.



Giorno tre
La terza giornata a Torino è lunghissima.

Inizia all’alba e finisce poco prima dell’alba successiva. Quasi.

La terza giornata è quel confusa e felice che accompagna ogni incontro.

È il domandarsi se sia vero.

È il realizzare quanto si sia piccoli e grandi insieme.

La terza giornata sono gli incontri della mattina con autori, amici, ancora autori, librai e uffici stampa.

Con le pallavoliste che arrivano e la mettono al centro. Minuscola tra giganti.

La terza giornata è la sala Oval che sembra un altro Salone, le ore del pomeriggio che scorrono lente, le prime timide vendite.

La terza giornata sono le scolaresche e i bambini. Le foto e i sorrisi.

La terza giornata è la prima delle giornate al Salone: quelle in cui osservi, guardi, prendi le misure, tari e setti.

Domani, ne siamo certi, sarà un’altra storia e un altro Salone.

Domani ci prepariamo per firmacopie e presentazione.

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