Paolo Borsellino: la sua morte e il suo testamento

Venerdì, come sempre dopo il pranzo, abbiamo ascoltato le storie.
Si abbassano le luci, si dispongono tappeti e cuscini, la libraia si siede sulla sedia grande e loro, i protagonisti del centro estivo, si rilassano tra posizioni nette e contrastanti.
“Possiamo dormire un po’?”, fa Francesco
“Daniela, ma mica dobbiamo dormire, vero?”, replica Elisa.
Sulle letture, però, sono tutti d’accordo e la libraia continua a sorprendersi di quanto possa essere profonda la concentrazione e la voglia di ascoltare storie. Di quanto possa essere speciale un gesto così semplice.
Questo libro lo conoscete? E questo?
Allora iniziamo.
“Daniela, ma io questo lo conosco” fa Lulù “lo abbiamo letto alle votazioni.”
“Sì, Lulù, hai ragione, lo rileggiamo ti va?”
“Va bene, però io chiudo gli occhi che le figure le conosco già”
La libraia inizia e piano piano si accorge che sta accadendo qualcosa.
Legge e le vengono i brividi. Legge e si allontana dallo schienale. Legge e la tensione sale.
Era il 2013 e Leo Lionni scrive una storia moderna. E profondamente attuale.
Scrive una storia che narra di oggi. Di politica e potere. Di uomini e umanità varia.
Il piccolo Ghirighiri racconta la storia del leone che diventa re. E, nel giro di qualche anno, si scopre crudele. Si circonda di un esercito di gorilla. Riceve su appuntamento e soltanto sudditi inginocchiati e che parlano sottovoce.
Qualcuno protesta. E il re diventa più crudele.
“Più era cattivo e più si sentiva grande”, scrive Lionni.
Il popolo si lamenta e lui ordina di spezzare le ali a tutti gli uccelli. Il popolo continua a lamentarsi e lui dichiara guerra al popolo vicino per farli smettere. Intanto, ai confini del regno, cresceva Ghirighiri, un simpatico uccellino a cui la madre non aveva spezzato le ali e quando Ghirighriri incontra il corteo del re, pone la domanda più semplice: “Ma se è cattivo, perché è il re?”. “Perché ha la corona”, risposero gli animali.
Ghirighiri, che trovò l’affermazione assai ridicola, si alzò in volo e riuscì a togliere la corona dalla testa del re. Il problema, a quel punto, fu quello di trovare un altro animale che meritasse di governare. Provò con il maiale, poi con l’asino, con il coccodrillo e con la volpe, salvo togliere la corona a ogni assurdo proclama del nuovo re (non lavarsi, non studiare, non pensare, far sparire i topolini, ingrassare i porcellini, scodinzolare o abbaiare come il re in carica). Tanto che, alla fine, scelse di gettarla in mare prima di decidere di volare verso nuovi mondi.
E mentre il pesce Nerone prende la corona e la storia ricomincia identica sott’acqua, la libraia era da venerdì che non riusciva a chiudere il post.
Non aveva le parole. Sapeva che quei brividi le dicevano qualcosa ma era qualcosa di così profondo che non sapeva tradurlo in parole.
Ecco, oggi lo sa cosa voleva dire.
Ora lo sa, perché ogni giorno del centro estivo leggono e rileggono storie.
Ora lo sa, perché quel 4 marzo ha scelto di fare le elezioni in libreria.
Ora lo sa, perché è nato questo spazio.se-questo-è-un-uomo
Oggi lo sa, perché è la sintesi e implementazione del suo passato vicino e lontano. Di quel passato nel terzo settore, di quella laurea per insegnare, di quella sensibilità da tramandare.
Oggi, mentre le parole di Primo Levi si intrecciano a quelle di Paolo Borsellino, sa che se c’è un modo per poter ancora immaginare un domani e un mondo più umano, è negare il consenso.
E condividere con i piccoli, la possibilità di farlo. Sempre. il-re-che-non-voleva-fare-la-guerra
Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.” (Paolo Borsellino)

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Ci siamo svegliati così, stamattina. Un messaggio e la sorpresa di un’uscita sul giornale. La copertina del “nostro” nuovo titolo