C’era un tempo in cui le partenze erano di domenica. E i rientri di sabato. Ci volevano quei giorni di decompressione, prima e dopo, per separarsi dalla realtà quotidiana e prepararsi al viaggio. E viceversa. Ma come sprecate un giorno? faceva qualcuno. Che di solito per un imprevisto o un ritardo vanificava quell’attimo prezioso, e poco compreso, della separazione. Quel chiudere bene per aprire meglio. Così, lei e il marito, il venerdì sera chiudevano l’ufficio comune e si dedicavano alla partenza. Che poi i bagagli si facevano in fretta, essenziali e compatti, e ci si preparava alla strada. I cd, qualcosa da mangiare, l’acqua, gli indirizzi dei posti in cui fermarsi per una sosta (mai in un autogrill), la revisione degli itinerari, e poi, quando tutto era pronto, ecco il momento più atteso. Andiamo? Faceva lui. Prendevano l’autobus, il 62, il taxi personale che da piazza Bologna li portava ovunque e raggiungevano largo Argentina. Il viaggio era iniziato. Se la prendevano comoda. Di novità al massimo uno, che preferivano le edizioni economiche. Guardavano le proposte e poi individuavano i filoni. Vagavano separati tra gli scaffali, ogni tanto si incontravano e facevano la conta di ciò che avevano preso. Poi continuavano insieme scegliendo i titoli che avrebbero letto entrambi. Così fu l’anno di tutto Hemingway, quello di Fitzgerald, quello della conclusione di Bunker iniziato durante l’inverno. Conclusa la scelta, rimessi a posto quelli che non avrebbero fatto in tempo a leggere, pagavano e uscivano, pregustando il piacere di quelle letture. Una pizza veloce o un salto dal cinese rientrando, magari a piedi, e ci si poteva preparare all’indomani. Poi cambiano tempi e ritmi e l’arrivo di un figlio rischia di farti dimenticare di essere un lettore. Infine, improvvisamente, accade che il sonno prenda il ritmo, che gli addormentamenti siano facili e veloci, magari autonomi, e così ricominci a leggere. Già. Ma non è detto che tu abbia più il tempo di fare un salto in libreria, così mentre la libraia organizza la sezione per adulti – se è una tua esigenza, forse lo sarà anche di altri – si rammarica di non avere il tempo di fare un salto in libreria. Paradosso? No. Piacere del lettore. Il bisogno di guardare il titolo, sfogliarlo, annusarlo, toccarlo. Così rimediano, lui con i titoli della 66th and second che lei ha già letto e lei rovistando nella libreria di casa alla disperata ricerca di qualcosa di non letto. Prendi questo, fa lui, è divertente. Le aveva detto così quando aveva scoperto David Trueba, gli avevo detto lei così quando gli aveva fatto conoscere un allora sconosciuto Diego De Silva. Lei sempre fiduciosa ed entusiasta dei suoi consigli, lui scettico, più di forma che di sostanza. Ma gli opposti si attraggono. Quindi prende il titolo: Flaubert. E si lascia trascinare dalle rocambolesche avventure di questi due impiegati, che si conoscono per caso e diventano coinquilini. Stanchi di un lavoro oramai noioso, si trasferiscono in campagna e novelli Cristoforo Colombo si lanciano nello studio di mille discipline. Si appassionano, di volta in volta, a agricoltura, ceramica, storia, geologia, anatomia, arte, filosofia, scienza, cucina, e chi più ne ha più ne metta. Ogni nuova esigenza si trasforma in oggetto di studio e in tentativo, sistematicamente fallito, di nuovi progetti e affari. Ogni disciplina è affrontata con metodo. Consultando esperti e tomi. Recandosi di persona a vedere o verificare. È un apprendere senza sosta. Che attraversa epoche e saperi e si conclude con la stessa casualità con cui si avvia. Comico e ironico, a tratti incredibile o assurdo, il titolo si spiega ampio e sicuro come il susseguirsi delle stagioni. Ti ritrovi più volte a ridere a voce alta fino alle voci del dizionario delle idee comuni, familiari come scritte oggi, e mentre ti chiedi come sarebbe andata a finire questa critica serrata al progresso e alla modernità (opera incompiuta), ecco che più volte ripensi a Vacanze matte che – per un’affinità stilistica o per le comuni situazioni paradossali – ti sono tornate alla mente. E avresti voglia di rileggerlo, ma ti accorgi che hai già bisogno di un’altra estate. E di un altro viaggio. Bouvard e Pecuchet

Presentazione libro Il Malacologo

Martedì sera, alle 19.30, ospiteremo la presentazione de #Ilmalacologo, scritto da Lorenza Raponi e pubblicato da Rubettino. Abbiamo conosciuto Lorenza

In tour.

“Da quando faccio formazione, nessuno mai ha definito così bene un opposto” “Grazie a te che dedichi la vita, come

Nero su La Repubblica di oggi

Ci siamo svegliati così, stamattina. Un messaggio e la sorpresa di un’uscita sul giornale. La copertina del “nostro” nuovo titolo