Libreria per bambini, crescita per tutti

Crescita, sviluppo e lavoro. Avevo iniziato a scrivere un post, qualche giorno fa. Un post lungo, scomodo, politicamente scorretto. Avevo iniziato a scrivere un post su questo luglio in libreria. Un post politico, nel senso di polis, un post politico nel senso di dove sta la politica per il paese, le imprese, le donne. Un post politico nel senso di mi interessa quello che mi accade intorno, mi tocca, mi provoca, mi smuove. Avevo iniziato a scrivere un post sollecitata dai titoli dei giornali di questo periodo. I soliti temi che oggi sento ancora più vicini. Avevo scritto che, di solito, a luglio, le librerie chiudono, perché non c’è nessuno, perché stare aperti non ha senso. Eppure qualcosa mi diceva che non si poteva chiudere. Per tre motivi, diversi ma complementari: perché un imprenditore rischia e stare chiusi significa non rischiare; perché mi tornavano alla mente le parole di mio nonno che diceva, parlando della necessità di votare sempre, che era un diritto dovere. Che era un onore onere e non poteva essere disatteso, così come quella licenza pubblica che ci hanno concesso e che come tale va rispettata e, infine, perché, incredibile a scriversi, vivo di fantasia. Non di aria fritta, si intende, ma di quella capacità unica di immaginare e progettare, di seguire la pancia, di guardare la realtà con gli occhi liberi e assecondarla. Proprio come fanno i bambini. Quindi a luglio si sta aperti ma cambiando prospettiva. inventando qualcosa. Applicando uno sguardo e un pensiero laterale e creando qualcosa di nuovo. O di nuovo per te: il centro estivo, appunto. Quella cosa che nessuno farebbe perché se non l’hai mai fatta non puoi farla, perché se sei una libreria devi vendere libri, perché chi te lo fa fare ma riposati. Perché, come scrisse qualcuno, mi sono accontentato e sono morto. Io, in verità, preferisco vivere. A marzo prendi un foglio di carta e inizi a mettere giù le idee. Studi, studi, studi. Programmi e infine parti, rischi e lavori come non mai nel periodo in cui tutti vorrebbero essere altrove. Lavori dalle otto alle venti. Perché quando il centro estivo chiude, la libreria apre. Perché se l’impresa è tua, sei il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare. Perché hai una responsabilità interna e una esterna ma non è di questo che parliamo. Entro nel vivo. Ne scaturiscono una serie di riflessioni, scomode, per cui fermatevi qui, perché non ce n’è per nessuno. Riflessioni che le parole di Daniele Manca (Il lavoro al centro (a parole) Corriere del 17 luglio 2017) mettono nella giusta a cornice: crescita, sviluppo, lavoro, donne, fiscalità e, aggiungo, una mentalità contraria alla logica del dipendente pubblico che ammala il nostro paese. E il futuro dei nostri figli.
Vado. Mentre con le lacrime agli occhi, per il caldo e un po’ di fisiologica stanchezza, cerco di tenere a bada l’incazzatura per l’arrivo del canone Rai da pagare. Una nuova, ennesima tassa. Vado.
SCUOLA: la scuola chiude il 30 giugno se va bene, perché nel 2017 – si sa o qualcuno così vorrebbe – le donne sono tutte a casa come cinquant’anni fa, o tutte insegnanti come trent’anni fa e i figli sono un problema loro. Problema, appunto. Donne=casalinghe. Donne=mamme. Quindi in modo totalmente assurdo – per chi ci vuole tutte a fare figli e calzetta – una donna imprenditrice, e come me tantissime, decide di fare due cose semplici ma rivoluzionarie: offrire un servizio alle donne che lavorano e offrire un’occasione di lavoro ad altre realtà. Solo per questo, ci vorrebbe un applauso. E un sostegno. Una defiscalizzazione. Perché una donna, che ha legittimamente scelto di essere mamma e di continuare a lavorare, se lascia un figlio che sta bene, in un posto bello, che piace a entrambi, alle otto di mattina, lavorerà meglio. E tornerà a casa con qualcosa in più per suo figlio. Che, a sua volta, sarà più contento di stare con i suoi coetanei che con una persona frustrata. Certo, direte voi, ti pagano. Certo, rispondo io, come chiunque offra un servizio. Già quindi? Quindi quello che facciamo noi lo potrebbe e dovrebbe fare lo Stato che per questo è già pagato. Ma continuiamo.
GIOVANI E LAVORO. Una volta c’erano le colonie. Quelle soluzioni gestite dalla chiesa in strutture di proprietà al mare. Oggi ci sono i centri estivi, perché le colonie non si usano più e i nonni, spesso, sono lontani. Non ho fatto ricerche ma non mi sembra di aver mai visto articoli o ricerche dedicate al fenomeno in crescita. Che importa? È un problema delle donne se hanno scelto di lavorare e di non stare a casa con i figli. Già, ma io, e come me tanti, che non sono se non una micro ditta individuale faccio crescita e sviluppo, offro lavoro. Due persone part time, un tirocinante dell’alternanza scuola lavoro, tre associazioni impegnate per quattro settimane a luglio e due a settembre. Quanta gente è? Quanta? E quanti anni hanno Martina, Francesca, Mary, Elettra, Silvia? Io sono la più anziana, gli altri hanno tra i 20 e i 35 anni, il 70% è laureato. E fuori sede. Sono giovani con una professionalità altissima che – da anni – il lavoro se lo inventano. Giovani, coetanei fratelli e cugini dei Neet, che il lavoro se lo creano, lo propongono. Si spostano su e giù per la città. Offrono cultura. Studiano studiano studiano. Si preparano. Leggono.
Già, leggono. La PROMOZIONE ALLA LETTURA. Mentre in Parlamento c’è una proposta* bloccata da tempo, qui, ogni giorno, almeno per un’ora, leggiamo. I politici, quelli che fingono di non sapere cosa accade quando le scuole sono chiuse, sanno bene che la lettura è pericolosa. Meglio restare a casa da giugno a settembre, meglio passare l’estate davanti alla tv (perché ditemi cosa puoi fare se sei costretto a stare a casa tre mesi, magari da solo, magari soltanto con un adulto) piuttosto che frequentare un centro estivo. Perché il rischio di crescita sociale c’è. Ed è altissimo. Starai tutti i giorni in un posto bello, vedrai libri che ti saranno familiari, imparerai regole di convivenza. Sarai stimolato da persone più grandi o più piccole- Giocherai. E magari ascolterai storie. Belle. E farai lezioni di musica. E di arte. E potrai provare un laboratorio di circo. Già, esattamente quello che si potrebbe fare a scuola, d’estate. Coinvolgendo insegnanti e supplenti. Utilizzando edifici pubblici, le scuole, aperte ma non utilizzabili. Dando un senso, economico, alle tasse che paghiamo. Tutti. Ultimo e chiudo: sostenibilità ambientale. Mentre la terra ovunque brucia, noi andiamo a Villa Torlonia. Come altri a Villa Ada e chi può nei parchi cittadini. Educhiamo i piccoli alla fruizione di un luogo pubblico del quartiere. Ci muoviamo a piedi, in fila, stretti alla corda, impariamo a guardarci intorno mentre camminiamo, guardiamo a destra e sinistra mentre attraversiamo, riempiamo le bottigliette con l’acqua della fontana. In una parola facciamo cose sostenibili, rispettose dell’ambiente che ci circonda. Educhiamo alla sostenibilità. Coltiviamo la lotta agli sprechi. Educhiamo alla bellezza. Cresciamo. Insieme.
E andrei avanti ancora. Per dire che la prossima settimana sarà l’ultima di centro estivo. Che, con dispiacere, mi accorgo di allinearmi alla mentalità comune del tuttochiusoadagosto. Eppure tanti resteranno in città. Tanti bimbi consumeranno i giorni in attesa del rientro degli amici più fortunati. Ma cosa importa? Continuiamo a lavorare sulle tasse. Che tanto le tasse sono da pagare, come se una ditta individuale fosse la Fiat. Che tanto, per loro, una manovra prima o poi, arriverà a salvarli. Noi, di manovre, amiamo solo quelle salvavita.

*Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura, frutto della unificazione dell’A.C. 1504 (primo firmatario l’On. Giancarlo Giordano) e dell’A.C. 2267 (prima firmataria l’On. Sandra Zampa). La proposta prevede un piano d’azione per la promozione della lettura, la diffusione della lettura nelle scuole e la costituzione di biblioteche scolastiche, l’incentivazione all’acquisto di libri, la tutela delle librerie indipendenti, il sostegno alle biblioteche di base sul territorio. Testo depositato nell’agosto 2013, che da tempo ha ottenuto l’approvazione della Commissione Cultura della Camera e ora è all’esame della Commissione Bilancio.

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